Con 130.000 casi all'anno, la frattura del polso fa parte delle fratture più frequenti. Un passo falso, una caduta e c’è la caduta. Si tenta di recuperare l’equilibrio ma l’appoggio e la difesa sulla mano causa la frattura con un dolore vivo, il polso è gonfio e deformato. Qualsiasi movimento doloroso ed impossibile. Nella persona anziana, la rottura del polso può essere un segno d'allarme importante di osteoporosi.

 

Generalmente, si tratta di una frattura dell'estremità distale del radio. Quando la frattura è composta il trattamento è ortopedico incruento. Basta ridurre la frattura, e mantenere i monconi per mezzo di un gesso, fino al loro consolidamento completo. Il tempo medio è di 6 settimane in gesso, successivamente occoree un periodo di riabilitazione per recuperare l’inevitabile rigidità post trauma e post immobilizzazione.

 

Ma quando le ossa si rompono in più  frammenti o la frattura è scomposta articolare l’intervento è allora necessario. È un intervento che è realizzato sotto anestesia loco regionale. Per rimettere le ossa in asse, il chirurgo deve riallineare le ossa dell'articolazione utilizzando fili di k temporanei. Controlla in seguito con radiografie che tutto in asse. Ed una volta che l'osso è rimesso in asse, il chirurgo pone una placca in titanio per consolidare la rottura. Dopo pochi giorni di riposo in tutore si inzia subito la rieducazione per un rapido recupero. Quando una frattura di polso è male consolidata, occorre a volte rioperare per ridare una funzionalità all'articolazione. E ciò tanto più che la deformazione delle ossa può comprimere sui nervi ed i tendini, con il rischio di causare parestesie e dolori importanti. Si chiamano callo vizioso, il consolidamento di una fratturs in cattiva posizione. La deformazione dell'osso è spesso visibile ad occhio nudo poiché il polso è deformato ed i movimenti limitati. È allora necessario intervenire chirurgicamente. L'intervento chirurgico sotto anestesia locale si prefigge di ristabilire il funzionamento regolare del polso.